È un aspetto che solitamente si tende a sottovalutare, sia in campo professionale che amatoriale.
La scelta del vestiario riveste un ruolo che è invece strettamente correlato alla sicurezza.
Vediamo quali sono i requisiti che dovrebbero avere dei buoni abiti da lavoro.
Devono essere anzitutto comodi per l’operatore e consentirgli la massima libertà di movimento: questi, oltre a permettere un miglior svolgimento del lavoro, garantiscono un minor affaticamento a fine giornata.
Devono essere sacrificabili, cioè sporchevoli e rovinabili senza remore: la concentrazione durante il lavoro deve essere interamente dedicata alle operazioni che si svolgono, non alla paura di sporcarsi o rovinarsi il vestito.
Devono essere il più possibile aderenti (nei limiti della comodità) e senza accessori svolazzanti, cioè senza cinghiette, bretelle, frange o qualsiasi altra parte che possa impigliarsi o ancor peggio venir agganciata da organi rotativi. Il camice è un ottimo indumento per un aula di policromia, ma non è certo indicato se si sta tornendo un pezzo o tagliando alla sega circolare, e comunque è sempre meglio abbottonarlo. La salopette non deve avere le cinghie di aggancio cascanti; se sono troppo lunghe è meglio risvoltarle sotto la pettorina, per i motivi sopra citati; le bretelle risultano più stabili se si incrociano dietro la schiena.
I dispositivi di protezione individuale
Nel campo del restauro, data la versatilità dei lavori svolti, si rendono necessari diversi tipi di protezione. Troppo spesso però, nell’erronea convinzione di non essere soggetti a rischi, gli operatori dimenticano l’importanza di tali dispositivi.
Il fatto che, tutto sommato, un po’ di polvere non uccide nessuno, che le schegge volanti difficilmente finiscono negli occhi, che un po’ di solvente sulle mani non da problemi, che forti rumori si possono sopportare, ci porta frequentemente a dimenticare di proteggerci.
Solitamente quando si deve compiere un operazione insolita, magari con un solvente raramente utilizzato, o con un utensile elettrico con cui non si ha confidenza, si ha la tendenza a prendere svariate misure di protezione. Quando altresì le operazioni che si svolgono sono a noi familiari, le protezioni vengono meno poiché la confidenza porta ad abbassare la guardia. Questo meccanismo è molto pericoloso, ma umano, e si possono comunque limitare i rischi.
In questo campo vi sono inoltre rischi che non vengono percepiti, in quanto i danni da essi causati non sono immediati. Chiunque, saldando del metallo, si ricorderebbe di indossare gli occhiali da saldatore, ma manipolando dei solventi ritenuti comuni (alcool, nitro, acetone) non tutti indossano guanti protettivi e maschere per solventi. Questo avviene perché, mentre nel primo caso il danno è immediatamente percepibile, nel secondo caso è considerato erroneamente nullo, dato che non causa danni diretti ma cronici. I danni cronici si manifestano dopo molto tempo con conseguenze spesso irreversibili. (esempio: silicosi da polveri e allergie da solventi). Da qui nasce l’importanza dei dispositivi di protezione individuale, importanza che non deve mai essere sottovalutata nemmeno se l’operazione che si compie è familiare. Inoltre, per indossare la maggior parte delle protezioni usate in restauro, basta un semplice gesto.
Vediamo una piccola rassegna dei dispositivi di protezione:
Guanti da carpentiere. Sono dei comuni guanti per lavori pesanti, proteggono da urti e graffi.
Guanti in lattice. Sono guanti sottili e aderenti che proteggono la pelle da brevi esposizioni a solventi organici (usati in restauro) e liquidi mordenti. Sono ottimi per dare la tinta, la gommalacca, la cera, e in tutti quei casi in cui si deve operare mantenendo una buona sensibilità tattile.
Guanti in neoprene. Sono solitamente neri, garantiscono una buona protezione contro esposizione prolungata ai solventi. Sono indicati nella sverniciatura, ma non hanno grande resistenza alle abrasioni prodotte dalla paglietta.
Guanti in nitrile. Sono solitamente verdi. Garantiscono un elevata protezione da agenti chimici e un ottima resistenza meccanica. Sono ideali nel caso di esposizioni a solventi particolarmente aggressivi, come la soda caustica.
Mascherine per polveri. Ne esistono tantissimi modelli. Nel restauro è importante essenzialmente proteggersi dalle polveri prodotte dalla lavorazione del legno che non crea sospensioni aventi granulometrie inferiori a 0.6 micron; è quindi sufficiente una maschera di buona qualità indossata correttamente.( deve avere sempre 2 elastici per garantire una buona protezione).
Mascherine per solventi organici. Solitamente sono grigie. Sono maschere che, oltre a filtrare le polveri, trattengono odori sgradevoli e le esalazioni organiche presenti in concentrazione bassa (inferiore al TLV).
Respiratori facciali. Sono delle piccole maschere antigas che non proteggono però gli occhi. Presentano anteriormente dei filtri a carboni in grado di filtrare elevate concentrazioni di vapori organici e altre sostanze volatili nocive. I filtri sono solitamente specifici per determinate sostanze. In presenza di vapori di ammoniaca è consigliato l’uso di questi respiratori.
Dispositivi di protezione dell’udito. Si tratta di tappi e cuffie auricolari in grado di abbattere parte del rumore percepito dall’orecchio, solitamente i migliori abbattono massimo 20 db. Sono molto importanti poiché un esposizione a rumore superiore agli 80 db causa danni all’udito che a lungo andare possono trasformarsi in ipoacusia cronica.
Occhiali protettivi. Vi sono tantissimi modelli in pvc e policarbonato. La scelta in questo campo è legata alla comodità. Meglio comunque se avvolgenti.
Calzature. Ideale in laboratorio è l’ uso di scarpe antinfortunistiche. Devono avere suola antiscivolo e antistatica, puntale in acciaio e lamina antiforo. Di solito si usano solo nei cantieri, ma in laboratorio vi sono diverse occasioni in cui si possono apprezzare (es. cade dal bancone un martello pesante sui piedi, se non indossiamo delle scarpe antinfortunistiche può causarci gravi danni).
Suole ergonomiche. Non sono dei veri dispositivi di protezione, ma concorrono ad un minor affaticamento stando per periodi prolungati in piedi, e sono quindi correlati alla sicurezza.