A sua volta, il mondo artigiano è interessato da profondi processi di differenziazione. I nuovi artigiani sono spesso in possesso di un titolo di studio di scuola superiore o anche di laurea, sono aperti all’uso delle ICT (Information and Communication Technologies), oppure lavorano proprio in tale settore. Sul piano economico la differenza più significativa è tra artigiani che lavorano da soli, o con un massimo di tre addetti, e artigiani-imprenditori che impiegano sino a dieci e più addetti, sconfinando nel mondo delle piccole imprese.
Per quanto riguarda l’uso delle tecnologie informatiche, a partire da Internet, la differenziazione ha tratti fortemente generazionali e sempre più il digital divide segnala il confine tra gli artigiani, di qualsiasi settore, che riescono ad avere successo e quelli che rimangono attestati sulla routine e in ambiti molto ristretti.
La distinzione tra artigianato tradizionale e nuovi artigiani è indispensabile ma va utilizzata in modo attento. Ci possono essere artigiani “tradizionali” che occupano posizioni di eccellenza, non solo quando si ha a che fare con prodotti artistici, e artigiani che operano nel settore ICT ma che non riescono a tenere il passo con qualità del prodotto e con l’innovazione.
In realtà l’artigianato è attualmente una nebulosa sociale poco conosciuta e poco indagata. Sul piano storico, ad esempio, non è stata sufficientemente studiata la matrice contadina di molto artigianato diffusosi in coincidenza con le ondate dell’industrializzazione. Sul piano sociologico lo stesso si può dire per la diffusione, in buona parte dell’Europa, di imprese artigiane nel mondo dell’immigrazione extracomunitaria, in sintonia con quanto avvenuto per le emigrazioni interne di pochi decenni prima.