Nel Rinascimento le botteghe degli artigiani italiani godono di grandissima fama, i loro valori e le loro competenze si diffondono in tutta l’Europa attraverso numerosissimi scambi collegati agli ingenti incentivi allo sviluppo dell’arte e dell’architettura.
Ma è proprio in questo momento, con il ritorno all’antichità classica come fonte di ispirazione, che si va affermando l’idea di una netta distinzione tra arte, come espressione sublime dello spirito, e artigianato, espressione di pure abilità manuali. In seguito a tale distinzione l’artigianato è destinato a perdere molto del suo prestigio sociale e culturale. Inoltre le monarchie assolute gli precludono ogni spazio politico. Tale scenario spinge gli artigiani a chiudersi nelle loro corporazioni.
Accanto a questa storia, prevalentemente urbana, ce n’è stata un’altra, molto meno nota, che ha riguardato l’artigianato rurale, talvolta femminile e domestico, spesso di carattere stagionale, tra industria a domicilio e arte popolare.