L’ordine come organizzazione non indica solo un ambiente pulito in cui ogni cosa è al suo posto.
Nel nostro luogo di lavoro abituale, ove abbiamo familiarità con l’ambiente e la disposizione degli strumenti, ci risulta facile e veloce compiere le diverse operazioni; ma operando in un ambiente nuovo e sconosciuto, per quanto pulito e ordinato sia, le stesse operazioni richiedono un tempo più lungo. La differenza sta nel fatto che nel nostro ambiente riusciamo ad avere una visione più completa e chiara del lavoro e una concentrazione maggiore, che ci permettono di racchiudere mentalmente tutte le fasi che dobbiamo svolgere.
Indubbiamente è più facile trovare un utensile in una cassettiera etichettata che in un mucchio di attrezzi su un banco, ma non basta.
L’ordine di cui si parla è un ordine mentale, che ci permette di migliorare il modo di operare nelle nostre fasi di lavoro e di conseguenza anche la sicurezza.
Immaginiamo di sederci alla scrivania per scrivere degli appunti importanti: nella tranquillità della nostra stanza abbiamo tutto l’occorrente a portata di mano; dopo un breve periodo, la nostra mente raggiunge il massimo livello di concentrazione ed inizia un processo che ci porta ad estraniarci da tutto ciò che non riguarda la nostra operazione: tale processo prende il nome di flusso. In questa condizione riusciamo a svolgere al meglio il nostro compito, riducendo al minimo i tempi di esecuzione e i margini di errore.
Immaginiamo ora la stessa situazione in un ambiente disturbato in cui ogni pochi minuti veniamo distratti, per prendere una penna, per rispondere al telefono, per consultare un documento lontano dalla nostra posizione. Sicuramente la riuscita della nostra operazione è inferiore rispetto alla situazione precedente.
Se trasferiamo i due esempi in una delicata fase di restauro, la concentrazione potrebbe fare la differenza tra un ottimo lavoro e un infortunio.
Vediamo ora quali possono essere degli accorgimenti per ridurre al minimo la perdita di concentrazione:
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È indubbio che i rischi maggiori siano quelli non percepiti.
Esistono dei fattori che portano a non percepire i rischi, o quantomeno a non valutarne correttamente il potenziale:
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